Con sentenza dell’11 gennaio 2023 (n. 21-18.683), la Corte di cassazione francese si è pronunciata sulla portata della scelta di legge effettuata dalle parti in un contratto di agenzia commerciale e sulla definizione stessa di agenzia commerciale. 

In questa controversia una società francese (il preponente) aveva stipulato un contratto con una società canadese (l’agente commerciale) per la promozione di vini e liquori sul territorio canadese. Quando il contratto è stato risolto su richiesta del preponente, l’agente ha chiesto il pagamento di un’indennità di fine rapporto, qualificando il contratto come agenzia commerciale, contrariamente a quanto ritenuto dalla società.

La Corte di cassazione ha confermato la qualifica di agenzia commerciale mantenuta dalla corte d’appello e ha condannato il preponente a pagare all’agente commerciale un’indennità di fine rapporto. La decisione della Corte di cassazione presenta due punti interessanti.

In primo luogo, essa afferma che una volta che le parti hanno optato per il diritto francese con riferimento alla disciplina il contratto, questa scelta è efficace anche se l’agente è stabilito e svolge la sua attività al di fuori del territorio europeo. La scelta della legge francese implica l’applicazione del regime francese speciale degli agenti commerciali e di tutta la giurisprudenza in materia.

Inoltre, la Corte di cassazione conferma la posizione della giurisprudenza sulla qualifica di agente commerciale, ritenendo che una persona possa essere qualificata come agente commerciale anche se, nell’ambito delle trattative, non ha la libertà di negoziare i prezzi e/o non ha una delega di firma. Questa qualificazione flessibile della nozione di “negoziazione” rende più facile e frequente la riqualificazione di alcuni contratti, e in particolare del contratto di procacciamento di affari, in agenzia commerciale. 

Occorre quindi prestare attenzione nella redazione delle clausole contrattuali relative agli incarichi affidati ai vostri partner commerciali.